lunedì 1 giugno 2009

...la disperata "luce" del mattino...


"Come il burrone m'empie di terrore la disperata luce del mattino."

Inizio questo primo post di giugno con questa frase di Camillo Sbarbaro tratta da una sua raccolta di poesie. Una frase che fa riflettere e che mi fa pensare a cosa può causare la luce del mattino, quando magari si è passata una notte tranquilla, senza disturbi del sonno. La luce del mattino ci riporta al nostro mondo, quel mondo che spesso ci lascia senza scampo e che ci schiaccia con la sua ipocrisia e il suo scorrere violento e veloce. E'da tempo che rifletto su queste poesie che ho ritrovato in un vecchio libro delle superiori, un libro che all'epoca, con quella testa, non consideravo o lo facevo superficialmente. Ora, che i tempi sono cambiati, che il giorno ha un significato diverso per me, queste poche righe evocano in me tante sensazioni e soprattutto mi portano a riflettere sulle vicende della vita e sulla visione che ognuno di noi ha di essa. Questo giugno è partito freddo, oggi piove e quei giorni di calore e di sole passati sembravano gli ultimi giorni d'estate. Alla fine, anche questa è solo un illusione, a breve torneranno quei giorni dal calore amaro, che non lascia tregua, che appesantisce il corpo e la mente. Dovrei trarne forse ristoro da questo cielo grigio e plumbeo? Dovrei guardare di più dalla finestra e lasciarmi andare a delle note minimali di piano? Dovrei lasciarmi avvolgere da questo lieve freddo? Si, forse dovrei fare tutto questo, ma le note si fermano e ritorna subito in mente e nell'anima quell'angoscia sottile che soffoca dentro. Si ferma di nuovo la musica, rimane uno spazio vuoto, poi ad un tratto riprende e sono disteso, distesa è la mia mente e il mio corpo. Sono molteplici le sensazioni che mi regala la musica, questa è una di quelle situazioni in cui la musica quasi si materializza in un abbraccio, sono solo pochi secondi, poi diventa invisibile ma sempre presente. Cambiano i suoni, cambiano le parole, le note diventano un tutt'uno con con il cielo e le nuvole che oggi proprio non vogliono lasciare questo posto. Forse con il finire della musica anche il cielo sarà sgombro di nuvole, ma ci credo poco. Le nuvole continueranno a stare lì, quasi immobili e rimarrà solo il rumore delle auto che passano veloci. Un suono di un sintetizzatore mi riporta a scrivere queste ultime righe di questo post. Questa volta sono parole diverse dal solito, parole quasi di rassegnazione, parole intrise di ciò che vedo. Cerco di fermare in uno scatto il mio sguardo rivolto verso il grigiore e il freddo di questo giorno di inizio giugno, forse dietro c'è qualcosa, un qualcosa che i miei occhi non riescono ancora a vedere. Vi lascio ancora una volta: un'immagine, delle parole, dei suoni. Alla prossima fuga di pensieri...

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