sabato 30 agosto 2014

Incidenti & Apogei incontrollabili...


Asettico, vuoto, con il dolore dentro che si spezzetta in tante piccole lame che lacerano le mie interiora. Gli anni passano e ne è passato un altro da quando ho scritto qui l'ultima volta. Ora sono qui a gestire nuovi dolori e un nuovo distacco. Come farò? Non lo so proprio, lo chiedo ai miei giorni, lo chiedo alle mie mani, lo chiedo al mio volto, forse più rilassato, forse più scavato, guardandolo allo specchio. Quel tumulto interiore di quei giorni, ora mi sembra lontanissimo; forse è rientrato in sé per tornare a nascondersi dietro a giorni tranquilli e una vita apparentemente invidiabile. Grandi mura si sono erette attorno a me, si è soli, sempre nel dolore, non c'è anima pura e sensibile che possa capire, non c'è nessuno che può capire. E non basta avere distrazioni da serie C o Z per tornare a vivere. Quella non è vita, ma solo un trascinarsi o masturbarsi per cosa poi? Per avere bruttissime sensazioni il giorno dopo, di vuoti ancora più grandi da colmare e con chi? Con le proprie mura, il proprio essere, la propria musica, la propria quotidianità fatta di gesti sempre uguali, di parole sempre uguali, come una catena di montaggio, diversa, forse più rilassata, ma martellante nel cervello e nel corpo. Ma forse questo slancio nel dolore qualcosa ha smosso, tipo tornare a digitare qui i miei sfoghi e tutto ciò che ne consegue.

E' il tempo del dolore - Il tempo della riflessione costante, continua, a tratti folle, ora è in me. Ogni giorno, tra impegni e piccole distrazioni di pochi secondi, riecheggia in me quel dolore che non si è mai totalmente assopito. Questo è il mio destino, incontrollato, guidato condizionato sempre da negatività imperante. Dolore, ansia, disturbi di ogni tipo e un malessere che si è impossessato di ogni parte del mio corpo, mente e cuore ormai secco e di color bruno. Vita...cosa sei, solo una lurida puttana!

E come in orbita me ne sto, lontano dal pianeta, dalla parte oscura o dietro l'angolo del paese, della città, della casa. Oh compagna Dolore, vedi cosa vuoi farne di me, deciditi una volta per sempre. Uccidimi o lasciami in pace.




venerdì 25 aprile 2014

Di nuovo Aprile (un anno dopo)



22.22 di questo 25 Aprile 2014; è passato un anno e sono tornato qui, su questo spazio da riempire di parole, parole vuote, parole pensate, parole sussurrate e pensieri. Pensieri di un individuo in continua lotta con se stesso. Cosa vi racconto di nuovo? Cosa mi racconto di nuovo? Nulla. Si segue un iter prestabilito, un iter voluto per necessità, per rendere tutto meno amaro. Ma cerchiamo di mettere in ordine un pò di pensieri per cercare di lasciare qualche parola non dettata dalla follia. Oggi è un giorno come un altro, un giorno tranquillo, sono tornato ad ascoltare musica, la ascolto con devozione, con attenzione e curiosità e un pò anzi, quasi sempre, con nostalgia. La musica, Dea Musica, che fai parte della mia vita, sei invenzione nostra, ma sei anche gioia astratta, libera nell'aria, nella stanza, nell'automobile. Libera in ufficio e compagna delle serate più sole, come questa. Si, proprio come questa, in cui mi ritrovo in questo ufficio silenzioso a fare il mio dovere da bravo lavoratore. Fuori il vento, la macchinetta del caffè che ronza, il ticchettio dei miei tasti e Dominique che canta dal computer. E dipende cosa ci fa da sottofondo, se un arpeggio di chitarra e voce o una band al completo che distoglie l'attenzione e non ti fa capire più nulla. Questa sera sono soft, tra poco stacco e si ritorna a casa, con quali pensieri? Non so, i preparativi per la fine sono dietro l'angolo. Quante emozioni in un giorno. Un disco colorato che gira e gira e si ferma ogni ora, ogni minuto su una sfumatura diversa. Oggi era il giorno dei preparativi, preparativi per l'ultimo respiro. Carezze e parole, parole di richiamo, sguardo perso, occhi chiusi e bocca aperta. Descrivo situazioni, devo riempire questi spazi? I vestiti pronti, no, non può essere cazzo. E invece si, tutti consapevoli, come sempre. Voglia ancora una volta di serenità e di cose tranquille. Ma sono pieno di errori, come tutti d'altronde. Però giudichiamo, cazzo se giudichiamo, ma noi cosa stiamo facendo per migliorarlo sto mondo bastardo?! Un bel niente. Vedete come va la mia mente, schizzata da un pensiero all'altro? Questi sono i giorni veloci, i giorni in cui bisogna guardare solo avanti, senza avvertire quella mano sulla spalla che ti tira verso dietro. No, io non sono uscito pazzo, percepisco solo il mondo da un'altra parte, che non ha la pretesa di essere giusta o sbagliata, è solo un mo(n)do diverso. E' tempo di andare e mi riprometto, no, non passerà un altro anno.