Tornare ancora una volta qui, trovare rifugio in uno spazio virtuale, a cosa può servire? Osservo, sto in silenzio e penso. A tutto ciò che sta scorrendo inesorabile e lento sotto i miei piedi. In realtà non volevo, no, non volevo proprio. Ma ora ci sono e cosa faccio? Procurare ferite con la parola?Non è mia intenzione lo sapete. Allora provo a rimettere i tasselli al posto giusto, cerco con tutto me stesso di avere un'andatura tale, da non provocare scossoni a chi con me, è in questo dissestato cammino. E poi ci sono quei pensieri quotidiani, il sogno di normalità e soprattutto di serenità. Ci sono momenti di alta autostima e altri in cui ti vedi verme immondo. Mi fermo e guardo l'ambiente circostante, uno strano silenzio pomeridiano, un sole che diventa sempre meno caldo e anche una foto, un particolare, ricorda di come è cosi fragile la nostra vita. C'è un qualcosa che accomuna ogni periodo della mia esistenza, è quello stato sottile di abbandono che si può trovare ovunque, anche in un abito perfetto, in un sorriso abbozzato a metà, a delle parole adolescenziali, in un dialogo inutile. Parlare di niente, quante vole l'abbiamo fatto? Quante volte l'ho fatto? Mi concentro, da ora in poi sarò costruttivo; incontro i primi ostacoli, cerco con il dialogo di riappropriarmi del mio percorso...e diventa dura. Periodi strani, quanti ne ho passati o è sempre lo stesso? Ma in fondo sono io, sempre e soltanto io. Nei piccoli dialoghi quotidiani cerco di capire cosa c'è dietro, se un mondo vero o solo un passatempo. Non ci capiamo, no, non ci capiamo mai. Eppure ci sono stati momenti in cui tutto filava liscio, o meglio la parte biologica, credo. Perdo il filo, ancora una volta. Mi devo concentrare e cercare di capire cosa sta accadendo. Forse avrei bisogno di un po' di chimica per stordirmi. No, meglio di no. Forse dell'alcol diluito con delle risate inutili. Eppure cosi uniti e cosi lontani, due vite, due mondi, due niente.
Stanchezza improvvisa che riporta di nuovo un distacco, altre parole sarebbero inutili. E allora mi fermo ancora una volta, guardo il mio ignoto diluito nel niente...attorno a me.